
Il disegno e la fotografia sono due mezzi di comunicazione molto potenti perché trasmettono emozioni all’istante, riportandoci a certi momenti della nostra vita. Quando fotografiamo un luogo o un viso vogliamo che quell’istante duri per sempre. Cerchiamo un modo per fermare il tempo, non vogliamo che ciò che abbiamo provato, ciò che eravamo in quel momento vada perduto. Scattare una fotografia è un modo per custodire per sempre quella parte di noi. Il disegno, allo stesso modo, ha un effetto istintivo che immediatamente trasmette un’emozione, una sensazione che può essere legata ad un’ idea, ad un concetto o anche ad un ricordo che si vuole esprimere e sottolineare. Che riguardi un soggetto inventato o reale, in ogni caso è un modo per rendere unico qualcosa che ci sta particolarmente a cuore. Mi piace molto il contrasto tra la volontà di eternizzare un’emozione e il farlo con mezzi così semplici ed effimeri come un foglio e una matita. Posso disegnare con movimenti veloci e tratti leggeri, un disegno può essere un accenno, un richiamare qlc, una rappresentazione più o meno modificata oppure può essere un disegno realistico. Per me un disegno, e anche una fotografia, sono un tentativo, una possibilità, un’opzione di esistenza, il manifestarsi di un qualcosa attraverso il filtro dei miei occhi e il movimento della mia mano, sono l’espressione della mia personale visione, ovviamente sostenuta dal percorso di una vita. Alla base di tutto c’è una continua ed eterna spinta alla ricerca, attraverso tutte le cose del mondo, di un tesoro prezioso che sento di chiamare grazia. Le strade nell’animo sono infinite, a seguirle si arriva molto lontano, portano ad una visione. A questo proposito voglio inserire un passo di uno dei miei scrittori preferiti, eterno cercatore.
Da Demian, Herman Hesse: “Certo non posso chiamarmi saggio. Sono stato un cercatore e ancora lo sono, ma non cerco più nelle stelle e nei libri: incomincio a udire gli insegnamenti che il mio sangue mormora in me. La mia storia non è piacevole, non è dolce e armoniosa come le storie inventate; sa di stoltezza e confusione, sa di follia e sogno, come la vita di tutti coloro che non vogliono più mentire a se stessi. La vita di ogni uomo è una via verso se stessi, il tentativo di una via, l’accenno di un sentiero.”
Anche la fotografia, così come il disegno, è un vero processo artistico. Il tutto nasce dall’osservazione, quando sono in viaggio o sto facendo una semplice camminata, ci sono sempre cose che colpiscono l’occhio e che trasmettono un pensiero o una sensazione più o meno definita. È in questo momento che inizia il processo costruttivo dell’immagine. Focalizzando gli elementi che voglio catturare decido cosa mettere in risalto con l’inquadratura, con la composizione e con la luce. Si tratta di velocità e colpo d’occhio perché non sempre il nostro soggetto è statico. A volte è davvero difficile catturare l’attimo perfetto.
Questo discorso si fa ancora più difficile con la fotografia naturalistica. In questo caso sono necessarie una grande passione per la natura e gli animali e una fortissima dedizione. Quando sono sui monti, in mezzo al bosco, in genere dedico la prima parte del cammino a spogliarmi dalle cose quotidiane e ad entrare finalmente in connessione con la natura, sentendomi io stessa parte di questa anima immensa che vive in ogni cosa. Anche i miei sensi si fanno più acuti e spesso mi succede di percepire la presenza di un’altra creatura che in effetti da lì a poco incontrerò, una vibrazione nell’aria, un’energia diversa si fa sentire, anche se non so esattamente come, è un intuito, certamente aiutato da una sorta di meditazione che la camminata favorisce, non so più chi sono, mi svuoto di tutto e anche essere me stessa non ha più alcuna importanza, esiste solo una grande anima, un’infinita forza vitale. Tornando alla camminata, ad un certo punto decido di fermarmi, a volte a istinto, a volte invece ho un’idea precisa sul luogo da raggiungere o su cosa vorrei fotografare. Posso stare ore in appostamento con l’obiettivo della macchina fotografica puntato su un luogo di passaggio o dove ho ritrovato molte tracce di presenza oppure in cui ho già fatto avvistamenti. La maggior parte delle volte nulla accade e forse una volta su cento si ottiene quello che si vorrebbe. Fortunatamente esistono anche le trappole fotografiche da lasciare per mesi in un luogo strategico che danno ottimi risultati, anche se ovviamente è quasi impossibile ragionare o intervenire sulla costruzione e sulla qualità della foto (a meno di soluzioni auto-progettate e auto-assemblate).
